L’eclettica Yulla si racconta su Musicandolive, parlando del suo libro autobiografico Olvidar ‘Dimenticare’. Una chiacchierata molto intensa, che tocca temi particolarissimi come la sensitività e l’aldilà.
Yulla, Olvidar ‘Dimenticare’ è il tuo primo libro che segna il tuo esordio letterario. Un libro da leggere assolutamente, che tocca anche la sfera legata al mondo del paranormale e del mistero, un mondo con il quale convivi da piccolina. Ce ne vuoi parlare in maniera più diffusa?
“E’ un libro che segna il mio esordio letterario. Il progetto era quello che a metà marzo sarebbe uscito un cofanetto contenente sia l’album musicale che il libro. E’ un progetto strettamente collegato. Nel disco, facendo musica Reggaetown, esce più la parte spensierata e allegra di me. Nel libro, invece, c’è la mia parte più intima e profonda, con i problemi che abbiamo un po’ tutti. Il mio discografico mi aveva sconsigliato di farlo uscire in questo periodo, ma poi ho scelto di farlo uscire in maniera separata dal disco. Ho approfittato di questo periodo perché la gente è più in casa e solitamente non ha molto tempo per leggere. Si tratta di una biografia acquistabile sia in formato ebook che cartaceo. E’ un libro nel quale sono raccontate diversi aspetti che fanno parte della mia vita”.
Questo libro, come abbiamo accennato, affronta anche il tema del paranormale: tu, in questa biografia, dici di avere dei doni ‘scomodi’ contro i quali hai combattuto una guerra vana. Come riesci a gestire questa tua convivenza con la capacità di vedere ‘oltre’?
“Mi rendo conto che parlare di paranormale, nel 2020 possa sembrare qualcosa di blasfemo. Ho sempre specificato che da queste mie doti non ho mai chiesto un solo euro. Non ho mai lucrato sul dolore e il bisogno delle persone. Chi leggerà il libro capirà il mio percorso. Voglio raccontarti un episodio: negli ultimi anni le persone si rivolgono a me per avere contatti con i propri cari, come potrei lucrare su questo dolore? Di questa cosa non ne ho mai fatto pubblicità”.
Quando ti sei accorta di avere questo dono particolare?
“La mia prima volta la ricorderò sempre: ero piccola ed ero in braccio a mia madre di fronte allo specchio. Specchiandomi ho visto l’immagine di quella che sono esattamente oggi. Nel corso del tempo iniziai ad avere delle sensazioni che ho imparato a gestire negli anni. Mi rendo conto che quello che sto raccontando potrebbe suscitare l’ incredulità di tante persone, ma vedevo anche chi non c’è più. Nel libro ho raccontato tutte le mie storie”.
Oggi sei più cosciente e riesci a gestire meglio alcuni segnali. Mandiamo un messaggio alle persone che credono nell’aldilà: esiste, secondo Yulla, una vita ultraterrena?
“Assolutamente sì. Noi abbiamo sempre bisogno di attaccarci a qualcosa e sperare che l’aldilà esista. La mia risposta è sì. Ho fatto diverse telescritture e posso dirti che a tante persone non ho mai raccontato cose generiche, ma particolari personali che sapevano solo loro. Inoltre, la calligrafia delle persone che si presentano nella telescrittura è la stessa di quella che avevano in vita. E’ un modo per farsi riconoscere dai propri cari”.
Logicamente, oguno è libero di credere a ciò che vuole e non si vuole urtare la suscettibilità di nessuno. Come fai a comprendere che sta per succedere qualcosa di particolare?
“Attraverso sensazioni fisiche o sogni. Devi sapere che il canto degli uccellini è come se lanciasse un messaggio codificato. Nel tempo ho imparato a capire che un loro particolare modo di cantare preannuncia l’arrivo di un terremoto”.
Ti definisci ecclettica: sei una manager, batterista, compositrice. Qual è il ruolo dove ti senti più portata?
“Scrivere. Ho sempre scritto canzoni ed è la prima volta che mi cimento nella stesura di un libro. Mi definiscono una sorta di juke-box. Quando mi chiedono di scrivere una canzone per qualcuno, riesco sempre ad immedesimarmi in quella persona ”.
C’è un artista al quale ti sei ispirata?
“Battisti. Sono cresciuta a pane e Battisti. Ho sempre saputo di avere dei limiti canori; il libro, poi, racconta di come ho scoperto la musica. Io credo che la semplicità sia quella che arriva sempre. Le mie canzoni sono costruite sul classico giro di Do”.
Come batterista sei stata in tour con Federico Poggipollini, uno dei chitarristi italiani più apprezzati, non solo per la sua collaborazione con Ligabue. Che esperienza è stata?
“Federico collabora ancora con Ligabue. Dal punto di vista formativo è stata l’esperienza più importante a livello artistico. Con Federico abbiamo lavorato 10 anni insieme. Ho prodotto il suo album da solista e ho aperto una mia piccola etichetta indipendente circa 15 anni fa. Con un mio singolo siamo riusciti ad ottenere un terzo posto in classifica che, per un’etichetta indipendente, è una grande soddisfazione. E’ stata un’esperienza che mi ha consentito di calcare i palchi più importanti”.
Sei molto legata alle tue radici e sei solitamente vicina alle persone che hanno bisogno di aiuto. Cosa si potrebbe fare per smuovere un po’ alcune coscienze?
“La gente mi fa paura più del Coronavirus. Sono molto preoccupata per quello che dovrà accadere. Questa pandemia doveva aiutare a riflettere, ma vedo che non è così. Noto una cattiveria inspiegabile, vedo persone arrabbiate tra loro. Questo è l’aspetto che mi preoccupa di più”.
E’ molto difficile portare avanti le proprie idee senza scendere a compromessi?
“Ognuno di noi ha una sua dignità e non sono scesa mai a compromessi con nessuno. Non ho mai sottoscritto un contratto artistico con nessuno. Da sola, bene o male, qualcosa l’ho fatta. Voglio essere io a decidere con tutte le conseguenze o le critiche, positive o negative. Una cosa che mi infastidisce è il dover apparire. Purtroppo la gente vuole vedere altri attributi. Della musica se ne frega poco. Questa è la parte più frustrante perché in un album impieghi tempo e sacrifici. E’ il sistema che va così”.
Nel tuo ultimo album c’è molto di te?
“Certo. C’è molto di mio. Qui, come ho detto all’inizio, affronto i temi della mia vita in modo gioioso”.
C’è qualche cosa che ti ha fatto stare veramente male?
“Sono una persona molto buona ma so essere anche molto dura, specialmente se vengono toccati alcuni miei principi. Sono legata molto agli animali. Nella mia zona c’erano alcune famiglie che, per diversi motivi, complice anche il coronavirus, non potevano uscire e avevano dei cani che dovevano espletare i loro bisogni. Nessuno si è interessato o ha pensato a questi cani. Sono stata io che mi sono prodigata ad aiutare queste creature indifese. Questo vale per cani, gatti, bambini e tutti gli esseri che non si possono difendere. A volte, la mia durezza ha potuto ferire diverse persone. Il mio rammarico è quello di non riuscire ad aiutare le tante persone che soffrono”.
In amore hai sofferto?
“Bisogna fare un distinguo tra sesso e amore. In molti confondono le due cose. Da ragazzina ho avuto il mio primo amore con una persona dalla quale ho avuto una bimba, la gioia più grande della mia vita. Nel libro è spiegata questa storia. Dopo questa storia non sono riuscita più a provare nulla per nessuno. In età molto adulta, poi, mi sono innamorata follemente di una persona molto più giovane di me. Nel giro di un anno ci siamo sposati. Il matrimonio è durato appena un anno ed è stato qualcosa che mi hanno fatto vedere l’amore con occhi diversi. Una scottatura che mi ha segnato ulteriormente e che mi fa avere un concetto diverso su questa tematica”.
Intervista realizzata da MusicandoLive