Yulla è un’artista autodidatta e anticonvenzionale.

Yulla è quanto di più provocatorio possa esistere oggi, nel panorama della musica italiana. Irriverente e seducente, il suo stile fuori dagli schemi sembra aver colpito il segno in un pubblico capace di comprendere la trasgressione senza vergogna. Il suo nuovo progetto musicale OLVIDAR “Dimenticare” è molto ambizioso: si tratta di un percorso autobiografico composto da un libro (acquistabile online e nelle migliori librerie) e da un disco (presto disponibile). Oggi l’abbiamo intervistata per voi con lo scopo di conoscere meglio questo personaggio dello spettacolo e farvi scoprire una parte di lei finora nascosta al pubblico.

In arte: Yulla
Età: 25(???)
Città: Reggio nell’Emilia
Nazionalità: Italiana
Brani: “No te Amo”, “Ziki Zaka”, “Modela” e altri.
Album: “Olvidar – dimenticare” che uscirà a breve su tutte le piattaforme

 

Ciao Yulla, tutti sanno chi sei, ma saremmo curiosi di scoprire qualcosa in più sulla tua vita personale. Parlaci di te!

Ciao a tutti, sono Yulla una donna “normale”. Abito a Reggio nell’Emilia, una città che amo da sempre e che non lascerei mai per nulla al mondo. Vivo con i miei tre cani, un coniglio e tanti pesciolini. Ho una figlia, ormai grande. Amo la natura e gli animali, come potete notare. Nella vita faccio la cantante, la musicista (suono la batteria), la produttrice e la compositrice. Ho scritto e prodotto diversi pezzi musicali, per altri artisti, per molti anni. Negli ultimi anni, oltre alla musica, mi sono dedicata alla stesura del mio manoscritto “OLVIDAR dimenticare”, terminato e pubblicato da pochi mesi. Nel mio tempo libero, quel poco che mi rimane tra i Live, lo studio di registrazione, le promozioni e le prove, leggo moltissimo, mi informo, studio e dedico gran parte della giornata a nuovi progetti. Non mi piace la monotonia, non riesco a stare ferma, statica. Sperimento, investo, creo.

Arriviamo subito al sodo: ti sei fatta conoscere per il tuo stile trasgressivo, oggi, dopo 2 anni di lavoro ti presenti al tuo pubblico con il progetto autobiografico OLVIDAR “Dimenticare”. Quando e come nasce l’idea di metterti a nudo in questo modo?

OLVIDAR “Dimenticare” è un progetto nato da solo, senza che io mi mettessi a tavolino a ragionarci. È partito tutto qualche anno fa dalla volontà di scrivere un libro autobiografico che raccontasse al mio pubblico una parte di me sconosciuta. Non sono una scrittrice e non ho mai ambito ad esserlo, pertanto potete immaginare le difficoltà di scrivere un libro intero. I tempi e le fatiche. Sembra facile ma vi assicuro che, per chi non è del mestiere, è un bell’impiego di energie. Ovviamente sono stata aiutata e supportata da diverse figure che mi hanno agevolato nella stesura e nella correzione, non lo nego. Ma vi assicuro che ogni frase, parola, termine e concetto è “farina del mio sacco”. Mi sono emozionata nel rivivere ogni momento che ho messo nero su bianco, ho sorriso ripensando a momenti del mio trascorso, ho pianto, mi sono arrabbiata. È stato davvero un “lavoro” interiore duro da affrontare. In parallelo, era giunto il momento di dare un senso a tutti i singoli brani musicali prodotti in questi anni producendo un album che li contenesse tutti, inediti compresi. Da qui, l’idea del cofanetto che unisse i due progetti. Un unico grande progetto che racchiudesse ogni aspetto della mia vita, e della mia carriera. Per quanto riguarda i brani musicali, essendo il mio “campo” da anni, sono sempre molto sicura di saper decretare quando sono “pronti”, finiti, quando sono perfetti, almeno per me. Per quanto riguarda l’editoria, non avevo altro metro di giudizio che farlo leggere a qualche “cavia”. Ho decretato che fosse finito quando ho visto le persone leggerlo senza sosta ed emozionarsi.

“OLVIDAR ‘Dimenticare’” è un libro ma anche un disco. Partiamo dal libro già disponibile. Parli ai tuoi lettori attraverso le pagine di un diario e racconti della tua vita dolorosa fin dall’infanzia. Le emozioni che trasmetti quando parli dell’orfanotrofio arrivano dirette allo stomaco dei lettori. Quanto quell’esperienza ha segnato il tuo futuro? 

Ogni esperienza segna il tuo futuro, quelle positive e soprattutto quelle negative. È ovvio che ogni parte del mio vissuto mi ha reso la donna che sono, con le mie paure, i miei “traumi irrisolti”, le mie manie. Ma è altrettanto vero che il trascorso mi ha donato anche la forza, la caparbietà, la tenacia. Se si potesse decidere a tavolino cosa vivere suppongo che ognuno di noi sceglierebbe solo aspetti positivi, credo però che siano soprattutto quelli negativi a renderci unici e ineguagliabili.

Poi cresci e con te crescono la bulimia e gli attacchi di panico, arrivano Gianni e Jennifer, ma “la tua capacità di vedere oltre” era una costante. Come hai capito di avere “un senso in più” e quanto questo ti ha cambiato?

Lo so da sempre, è nato con me. Ne ho preso coscienza col tempo, con le esperienze, con la logica dettata dall’età. Ho respinto questo lato per moltissimi anni a tratti lo ignoravo, mi spaventava, mi turbava, in molti casi dentro di me convivevano grandi conflitti. Poi, crescendo, maturando, studiando, imparando a “gestirlo” è iniziata una sorta di “convivenza pacifica”. Non so dirvi come mi abbia cambiata, perché non sono mai stata diversa da così. Come posso dirvi chi sarei stata se fossi stata un’altra?

La parte seconda del libro parla di un argomento scottante: studi, fai ricerche, comprendi che sei diventata una sensitiva e una medium a tutti gli effetti. Quanto è difficile questo ruolo nella società di oggi?

Nella società di oggi c’è una visione molto più “scenica” di questo ruolo, strumentalizzata da tv, social network, film e telefilm. Da un lato questo ci permette di…non essere bruciate su un rogo. Dall’altro però fa diventare tutto…poco credibile. Da sempre esistono persone che dichiarano o a cui vengono attribuiti “poteri” che ad altri non sono concessi, la storia ne narra milioni. L’essere umano da sempre ha bisogno di credere in “qualcosa” o “qualcuno” di diverso che non vede, non sente, che è diverso da lui, lo stesso “qualcosa” o “qualcuno” a cui dare colpe di tutto e il medesimo che ci perdona e protegge in alcune circostanze. Oggi, come ieri, molte persone vogliono credere. Non ho mai scelto questo ruolo e non vado di certo in giro con il cappello a punta leggendo la mano delle persone, pertanto: vivo momenti e sensazioni con chi è propenso a viverle con me, invece sono semplicemente una cantante, una donna e una madre con chi non vuole avvicinarsi a null’altro che non sia tangibile. Tutto qua.

Il disco, presto disponibile, è la seconda parte di “OLVIDAR ‘Dimenticare’”.  Raccontaci di più su come sei riuscita a racchiudere le tue emozioni nella musica?

Da sempre racchiudo le mie emozioni nella musica è quello che mi riesce meglio. Anzi, per essere precisi, manifesto le mie emozioni nella musica, non le racchiudo. Ogni brano, ogni strofa, ogni argomento è una parte di me, delle mie idee, della mia vita, del mio vissuto. Io trasmetto così chi sono al mondo. C’è chi scrive libri, chi parla al mondo, chi fa sport, chi del fare figli ne fa una missione. A ognuno il suo. Io faccio musica. Quello che voglio dire, lo dico così. Quello che voglio lasciare è questo. Ci sarà chi capisce, chi ignora, chi apprezza e chi no. Non importa. È parte del gioco.

L’evoluzione della tua carriera è innegabile. Ti sei esposta molto e stai già ricevendo i primi feedback dal tuo pubblico. Ti penti di esserti esposta tanto?

Mi sono messa a nudo totalmente. Un po’ come se avessi fatto entrare un fotografo nel mio bagno mentre faccio la doccia. Ma lo volevo. Era per me ora di farlo. Me lo sentivo dentro. Nonostante i miei…25 anni…mi sento arrivata ad un punto della carriera maturo, adulto, conscio. Un punto che valeva la pena fermare con qualcosa di forte e deciso. Un po’ come a dire: adesso vi racconto chi sono, se vi va bene è così altrimenti andate altrove!

Cosa dobbiamo aspettarci da te nel futuro?

Di tutto! Io non mi fermo mai; ho in mente progetti, cambi, evoluzioni. Non posso ancora dirvi molto, preferisco sempre stupire.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Vivete. Non smettete mai. Siate voi stessi, sempre. Sorridete. Fate l’amore. Non perdete tempo. Ricordatevi di respirare. Incazzatevi. Urlate. Fate della vostra vita ciò che volete farne. E cercate sempre di seguire le emozioni, quelle vere, quelle che vengono da dentro e non ci si spiega il perché. Ora basta perché sembro un mix tra Gandhi e Steve Jobs.
A presto.
Un bacio

Yulla for Siloud

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Intervista realizzata da Siloud