Yulla è un’artista anticonvenzionale. Ha cominciato il suo percorso artistico come autrice e compositrice prima per sé, poi per importanti esponenti del panorama musicale italiano. Dal 1997 al 2007 ha prodotto ben sette singoli e un album per Federico Poggipollini, chitarrista di Luciano Ligabue. Dal 2012 ad oggi ha pubblicato diversi singoli e “Modela” è il singolo uscito qualche settimana fa, in attesa del nuovo album dalle sonorità reggaeton.
Quando hai capito che fare la cantante e produttrice poteva essere un lavoro concreto per te?
Sin da bambina avevo le idee ben chiare su cosa avrei fatto da grande. Musica: scritta, cantata e prodotta. Non mi sono mai considerata una cantante, sono principalmente una compositrice che ama sperimentare ed evolversi. Non capita a tutti di veder realizzati i propri “sogni nel cassetto”. A me sì! Faccio il lavoro più bello del mondo
Stai per pubblicare il tuo nuovo disco, proporrai delle novità rispetto alle sonorità sentite negli ultimi singoli “Ziki Zaka” e “Modela”?
L’album è interamente reggaeton, a tratti più vivace e ballabile, a tratti più lento e romantico. Ma sempre allegro. Contiene in sé diverse contaminazioni che spaziano dal pop latino alla bachata, passando per salsa e chamarrita. Un viaggio completo tra le sonorità che più rappresentano la cultura latina.
Ti occupi da solo dell’arrangiamento dei tuoi brani o ti avvali di qualche collaborazione in particolare?
Mi occupo personalmente della realizzazione dei miei brani, dal testo alla melodia, dall’arrangiamento ai videoclip, fino all’aspetto grafico. Curo ogni singola parte con un’attenzione quasi…maniacale! Non lascio mai nulla al caso avvalendomi, ovviamente, di professionisti nei vari settori e di collaboratori indispensabili.
Quale pensi possa essere la caratteristica vincente della tua musica per distinguersi in un mercato musicale arrivato quasi a saturazione?
La caratteristica vincente della mia musica è l’azzardo. L’Italia ha un mercato musicale saturo. Ma quanti artisti italiani conosci che fanno reggaeton!? Le piste sono piene di persone che amano ballare le sonorità latine ma i Dj italiani suonano solo reggaeton che viene prodotto all’estero, perciò nessuno si azzarda a produrlo qui. Da sempre vado controcorrente, a me non interessa fare ciò che vende ma quello che mi piace e mi dà emozioni forti.
Che rapporto hai con la dimensione live?
La dimensione live è una parte fondamentale per un’artista, perlomeno per gli artisti come me. È il momento in cui ti esprimi, quello in cui ci metti la faccia e vedi in diretta la reazione dei tuoi fans, il momento in cui non esistono arrangiamenti fatti a regola d’arte, voci campionate e foto sul set. È il momento in cui tu, artista, capisci dalla reazione del pubblico se hai trasmesso o no quello che volevi trasmettere.
Quali sono le tue aspettative per il futuro?
A breve uscirà il mio disco, contenente gli ultimi singoli usciti e altri brani inediti, insieme al mio primo progetto editoriale, un libro autobiografico, dal titolo omonimo (Olvidar – Dimenticare). Sono molto fiera di quanto fatto e spero che la risposta dei miei fans sia positiva. Non mi aspetto mai niente anche se, ovviamente, mi renderebbe molto felice che tanto lavoro venisse apprezzato.
Intervista realizzato da La prima Pagina